Roma: “La Carta del Lavoro” di Mario Sironi torna a splendere

Acea restaura la vetrata che il maestro realizza a Roma, nella sede del Ministero dello Sviluppo Economico

 

ACEA vetrata Sironi lavori conservativi

 

La Carta del lavoro, una delle più grandi vetrate mai realizzate da Mario Sironi, è tornata all’antico splendore nel palazzo del MISE, Ministero dello Sviluppo Economico, a Roma, come annunciato in occasione dell’apertura della grande mostra sul maestro allestita al Vittoriano fino all’8 febbraio 2015. L’intervento di recupero e conservazione è stato realizzato da Acea Spa, in collaborazione con la Soprintendenza speciale per il Patrimonio storico, artistico e etnoantropologico e del Polo museale di Roma, il MISE e Comunicare Organizzando.

La vetrata oggi non poteva essere apprezzata in tutta la sua luminosità: la pioggia non ha consentito di ammirane i colori attraversati dalla luce del sole. Forse però la scarsa luminosità non dipende soltanto dalle sfavorevoli condizioni metereologiche, tanto che si pensa di illuminare l’opera artificialmente dal retro. Ma è chiaro il risultato degli interventi. I nuovi lavori di recupero, eseguiti a venti anni di distanza dalla precedente manutenzione, hanno restituito piena leggibilità alle cromie della vetrata, rendendo nuovamente apprezzabili i rialzi di luce conferiti dai bianchi, oltre ai bellissimi blu e verdi delle tessere colorate. Il restauro è stato condotto da una squadra di esperti italiani specializzati, che hanno utilizzato le migliori tecnologie e i materiali più innovativi disponibili per questa tipologia di intervento.

«In un momento così difficile per l’occupazione in Italia, che vede il MISE impegnato su oltre 150 tavoli di crisi a difesa del tessuto industriale del Paese e della salvaguardia di decine di migliaia di posti di lavoro, la Carta del Lavoro, il jobs act, una riforma fondamentale che vuole cambiare le regole che hanno ingessato il sistema, con l’obiettivo di aiutare le imprese a tornare ad assumere», dice la ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi.

«Abbiamo coordinato con grande passione i lavori conservativi della vetrata», aggiunge la soprintendente, Daniela Porro. «Le figure monumentali, gli elementi urbanistici rappresentati nell’opera sono un punto di riferimento della poetica figurativa dell’Italia degli anni Trenta. non a caso Margherita Sarfatti diceva che Sironi era il più romano di tutti i pittori italiani, nel senso del più tendente alla grandiosità».

«Acea, con la sua luce e investendo una parte dedicata delle proprie risorse, si prende cura di diversi e importanti beni culturali, con lo scopo di favorire la tutela, la valorizzazione, la fruizione da parte dei cittadini», dice Catia Tomassetti, presidente di Acea. «È con questo spirito di progettazione culturale, un valore importante formatosi negli anni all’interno della nostra azienda, che abbiamo voluto intraprendere il recupero dell’opera di Sironi».

 

da ARTEMAGAZINE.IT 

di Fulvia Palacino | 27 novembre 2014